Nacional e Peñarol hanno ognuno una lunga serie di soprannomi che nel corso degli anni si sono radicati al punto da essere normalmente utilizzati da sostenitori e avversari ma anche stampa in sostituzione delle denominazioni ufficiali.
Il Nacional è generalmente identificato come Bolso, abbreviazione dell’altro nomignolo Bolsilludo. Ciò si deve al fatto che sulle casacche che indossò negli anni Dieci del secolo scorso era cucito un taschino, in spagnolo ‘bolso’. A questo particolare nel club si tiene moltissimo, al punto che ultimamente è stato riproposto nonostante l’anacronismo stilistico nell’era dello stile kombat.
Altri soprannomi che fanno riferimento alla sua divisa sono Albo cioè ‘bianco’, con chiaro riferimento al tradizionale colore della prima maglia dal 1902 in poi, e Tricolor che allude invece al bianco, rosso e blu dello stemma sociale che riprende la bandiera ‘artiguista’. Con questi nomignoli si può alludere indifferentemente al club, alla squadra o ai tifosi, mentre La Blanca è solo la squadra.
Parquenses è collegato invece allo stadio che dal 1911 è proprietà del club, il Gran Parque Central.
Al lato cosiddetto umano sono poi ispirati Club de los Céspedes, essendo questo il cognome di tre giocatori di inizio XX secolo fondamentali per la conquista dei primi titoli del club, e soprattutto Equipo Criollo. Quest’ultimo sottolinea la composizione del gruppo dei suoi fondatori, che erano tutti nativi uruguaiani e si contrapponevano agli immigrati britannici e in generale europei protagonisti della nascita di altre squadre del tempo, celebrando il fatto che il Nacional è il primo club con questa identità di tutto il Sud America come attestato da FIFA.com.
Venendo al Peñarol, il suo soprannome più diffuso è certamente Manya. Curiosamente lo si deve a un’espressione di disprezzo pronunciata da un giocatore che ‘tradì’, l’attaccante di origine italiana Carlos Scarone. Questi, come riportato fra gli altri da Girasolweb e specificato su Pasión Libertadores nel 2012, dopo aver giocato anche in giallonero e poi fatto un’esperienza in Argentina al Boca Juniors, nel 1914 rientrò a Montevideo per unirsi niente meno che al Nacional. Di fronte all’indignazione del padre, tifosissimo del Peñarol, si giustificò affermando che non era tornato per “mangiare mierda”, espressione a metà fra l’italiano e lo spagnolo che faceva chiaro riferimento alle ristrettezze economiche del club giallonero. Poco più tardi, quindi, in occasione di un clásico che sarebbe stato vinto in trasferta dalla sua ex squadra e durante il quale stava patendo una marcatura ferrea, si lamentò e finalmente esplose dicendo al ‘japonés’ Manuel Varela “giocate voi, che siete dei mangia” sottintendendo ‘merda’. Proprio la trascrizione fonetica rioplatense di quell’espressione italiana, ‘manya’, finì quindi per essere uno dei nomignoli del Peñarol e dalla sua gente è ormai utilizzato con orgoglio.
Ai colori sociali si devono invece le espressioni Aurinegros, cioè ‘oronero’, e Mirasol vale a dire ‘girasole’, fiore che è appunto giallo e nero.
Carboneros fa quindi riferimento alle origini del CURCC, club legato alle ferrovie, alludendo alle locomotive che allora andavano a carbone piuttosto che direttamente agli operai che di carbone le locomotive dovevano rifornire. Sulla stessa linea sta il più esplicito Club del Ferrocarril.
Cuadro de los Negros, cioè ‘squadra dei negri’, come si legge sempre su Girasolweb viene invece indirettamente da un’accusa mossa dai cileni al che nel 1916 l’Uruguay vinse l’edizione speciale del Campeonato Sudamericano allineando due giocatori definiti ‘africani’, entrambi del Peñarol, vale a dire Isabelino Gradín e Juan Delgado.
Agli allori è invece legato Campeón del Siglo, titolo assegnato nel 2009 dalla Federazione Internazionale di Storia e Statistica del Calcio alche riconobbe il Peñarol migliore squadra sudamericana del Novecento e immediatamente adottato da tutti i sostenitori gialloneri. Nello specifico, come ricordato da Padre y Decano, sono stati presi in considerazione solo i risultati continentali escludendosi quelli nazionali, semplici credenziali per l’accesso alla graduatoria, e quelli intercontinentali, col Peñarol che ha totalizzato 531 punti – 104,5 più dei secondi e 117 più del Nacional, terzo classificatosi.
Sempre in base a quanto vinto o comunque fatto sul campo, al Nacional si danno parallelamente altri due nomignoli. Il primo è La Máquina, che si riferisce allo squadrone del 1933 che costituì la base dell’Uruguay campione sudamericano nel ’35; il secondo è Rey de Copas che invece celebra i 21 trofei internazionali fra quelli assegnati da CONMEBOL, FIFA, e Federazioni uruguaiana e argentina. Sono però entrambe espressioni abusate, nel senso che sono le stesse di altri club stranieri e solo nel caso della prima si è provveduto a specifiche tali da rendere l’attributo originale: è il caso di Máquina Blanca, per il Nacional, e Máquina del ’49 per il Peñarol ricordando la squadra campione, goleadora e imbattuta di quell’anno.
Semplice nomignolo di sfottò è invece Gallina, che in italiano suona come ‘coniglio’. Viene detto al Nacional ricordando quando proprio nel ’49 la squadra non tornò in campo dopo l’intervallo nel clásico valevole per la Copa de Honor che il Peñarol stava vincendo per 2-0, con vantaggio numerico di due uomini, e che ai gialloneri finì per valere il secondo titolo stagionale consecutivo. La gente del Bolso replica chiamando allo stesso modo gli avversari ricordando invece varie circostanze la maggior parte delle quali legate a confronti diretti andati male, da quello col peggior passivo (0-6) al record di quelli persi dopo essere stati in vantaggio.
Per finire, l’immancabile attributo Decano che fa riferimento all’essere primo nato rispetto all’avversario di una vita. Vantato da entrambe le parti, ognuna in base ad abbondante e si dice risolutiva documentazione, non verrà però forse mai definitivamente assegnato a una delle due.
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