Intervista a Padre y Decano

Abbiamo contattato Rodrigo Misa, direttore editoriale di Padre Y Decano che è uno dei più importanti siti partidarios del Peñarol.

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Capace di garantirsi l’interesse e la fedeltà di svariate migliaia di sostenitori Manya dal 2011, questo spazio web apolitico offre informazioni su tutto ciò che gravita intorno al Peñarol e dà contemporaneamente voce alle opinioni dei lettori seguendo l’esperienza del foro Este Es Peñarol da cui provengono i suoi fondatori.

Rodrigo, che ringraziamo di cuore per l’attenzione che ha riservato a Carbolso fin dal principio, si è reso disponibile a rispondere ad alcune domande inerenti la storia e l’identità del Peñarol.

Rodrigo, il Peñarol è detto anche ‘squadra della gente’. Credi che lo si possa sostenere anche oggi, trasversale com’è diventato il calcio? Oppure ormai si tratta di niente più che un’etichetta benché giustificata pensando alle origini?

Non è assolutamente una semplice etichetta. ‘Squadra della gente’ non ha a che fare solo l’origine ferroviaria del Peñarol bensì anche col fatto che il club ha tifosi di ogni classe sociale e capacità economica, è la squadra più popolare del paese come risulta da svariati sondaggi condotti nel corso degli anni per calcolare quanti e quali tifosi ci sono in Uruguay. Peñarol vuol dire ‘gente’ perché per strada è pieno di suoi sostenitori che ne portano la maglia, è ‘gente’ perché vende più biglietti di tutti nel paese, perché è grazie ai suoi tifosi che è potuto tornare Fernando Morena e si è potuto costruire il Palacio Peñarol, ma anche perché raccogliendo offerte tra la gente si è potuta confezionare la bandiera più grande del mondo. Peñarol vuol dire ‘gente’ perché ovunque tu sia troverai sempre qualcosa che lo riguarda.

Al giorno d’oggi c’è una vera differenza sociale o di qualsiasi altro tipo, sfottò a parte, fra il tifoso del Peñarol e quello dell’eterno rivale?

I tifosi di Peñarol e Nacional sono diversi fin dal principio. I carboneros sono usciti dagli stabilimenti delle ferrovie fra i binari e il carbone, quelli del Nacional erano studenti.

Quali sono i club stranieri con cui il Peñarol ha legami? Se c’è qualcosa che lo lega a qualcuno, è più per un fatto d’identità o per avvenimenti sportivi?

La sua grandezza ha reso possibile al Peñarol di stabilire relazioni con diversi club in tutto il mondo. E’ stato per esempio di ispirazione per squadre di minor lignaggio, che per rendergli omaggio hanno adottato il suo nome o la sua stessa maglia (a righe verticali giallonere). Ci sono anche punti di contatto con club che vantano la stessa origine, per esempio il legame con le ferrovie o la pratica del cricket (Ferro Carril Oeste e Rosario Central in Argentina). Un altro tipo di contatto è quello a livello dirigenziale. Per molti anno ci sono state ottime relazioni fra i presidenti di Peñarol e Real Madrid e lo stesso è successo col River Plate (argentino, ndr) nonostante la rivalità sportiva. Come si può vedere, la grandezza del Peñarol riguarda diversi ambiti e costituisce la base di relazioni con diverse società di tutto il mondo.

Riguardo il ‘decanato‘, e con questo veniamo a CURCC e Peñarol, ci sono e sopravvivono documenti ufficiali del club che comprovino la continuità legale fra le due (presunte) società, con cui si possa chiudere la questione una volta per tutte? O la cosa è destinata e dipendere solo dal tifo pro o contro?

Per questo ti rimando a un link dove si chiarisce tutto (che ci proponiamo di tradurre quanto prima, ndr):

http://historia.padreydecano.com/decanato.html

Prendendo in considerazione titoli ma anche finali e semifinali giocate, il calcio uruguaiano e in particolare il Peñarol hanno dominato le prime edizioni della Libertadores. In più il Carbonero è il primo club ad essersi laureato campione del Sud America per due volte di seguito e il primo ad aver vinto tre Intercontinentali. Cos’è cambiato con l’effetto di interrompere questa tendenza o per lo meno di relativizzarla, considerando che a partire dagli anni Settanta si sono ottenuti meno titoli?

E’ difficile rispondere a questa domanda. Personalmente, credo che siano cambiati i tempi. Prima i giocatori rimanevano 6, 8, 10 anni nel club prima di emigrare. Adesso fai una buona stagione e ti vendono subito in Europa, e come conseguenza è impossibile costruire una squadra base che possa plasmarsi nel tempo. Il Peñarol ha vinto due Libertadores negli anni Ottanta e ha avuto un’altra opportunità nel 2011 quando purtroppo abbiamo perso la finale col Santos. Inaspettatamente o comunque senza averlo pianificato si è arrivati alla finale, il che dimostra che è possibile tornare in vetta al continente.

Fra i tantissimi trionfi, quale ti sembra il momento di massima gloria ottenuta dal Peñarol considerando anche il contesto?

Anche a questa domanda è difficile rispondere perché nel corso della storia il Peñarol ha vinto tantissimo. Potrei sceglierne alcuni. Chi l’ha visto giocare dirà che il Peñarol degli anni Sessanta è stato fra i più grandi in assoluto. Si è vinto assolutamente tutto in Uruguay e in campo internazionale, ottenendo risultati memorabili come un 5-0 al Benfica, un 2-0 al Real Madrid in Spagna o una vittoria in rimonta nella finale di Libertadores contro il River Plate (da 0-2 a 4-2 nel secondo tempo, ndr). Non si può dimenticare nemmeno la temibile Máquina del ’49, squadra che appunto nel 1949 asfaltava qualsiasi rivale incontrasse. Resterà nella storia il 9 ottobre di quell’anno, quando si giocò il clásico de la fuga (derby della fuga, ndr): al termine del primo tempo il Peñarol stava vincendo per 2-0 e il tradizionale rivale (il Nacional, ndr) non tornò in campo per paura di patire una goleada storica. Pensando a qualcosa di miracoloso, ecco la Coppa Libertadores del 1987: per via del regolamento il pareggio favoriva l’América de Cali, ma al 120′ quindi all’ultimo minuto dei supplementari Diego Aguirre ci regalò il trofeo in una finale da infarto. Per finire, non voglio trascurare il clásico giocato in 8 contro 11, che nonostante sia corrisposto a un’amichevole internazionale non verrà mai dimenticato perché 8 calciatori carboneros ne batterono 11 del rivale di sempre. Ci sono milioni di altri momenti epici e sarebbe ingiusto nei confronti di tanti campioni che hanno vestito questa maglia sceglierne uno solo, ma mi è sembrato giusto indicare questi a testimonianza delle imprese fatte da questo Peñarol.

E’ appena tornato Forlán, che nonostante abbia giocato nelle giovanili del Peñarol non ha mai vestito la maglia giallonera da professionista. Essendo anche tifoso, questo in qualche modo mi fa pensare a Francescoli. Cosa puoi dirci riguardo la relazione fra il Príncipe e il Manya?

Francescoli si è dichiarato tifoso del Peñarol ma non ci ha mai giocato. E’ cresciuto nei Wanderers di Monteviedo e ha poi giocato in Europa, ma è legato soprattutto al River Plate d’Argentina di cui è un idolo. Ciò nonostante ha invitato il Peñarol per la sua partita d’addio e ha anche giocato la partita per i 108 anni del Peñarol. In ogni caso i tifosi gialloneri non lo associano alla propria squadra.

Quindi i tifosi non associano Francescoli al club. Chi sono, a proposito, i cinque massimi idoli gialloneri? Sono gli stessi tuoi?

Ho solo 25 anni (anche se sto studiando a fondo il club) quindi i miei idoli sono abbastanza pochi. Non potrei considerare mio idolo qualcuno che non ho mai visto giocare. Per un fatto generazionale, non ho dubbi che il mio numero uno è Pablo Bengoechea, capitano del Peñarol fra il 1993 e il 2003 e protagonista assoluto del Secondo Quinquennio Dorato. Fascia di capitano, il 10 sulla maglia e un tiro come nessuno al mondo: su punizione, su rigore, di testa, sinistro, destro. Come ti ho già detto, dato che il Peñarol ha 123 anni di vita e ha ottenuto un’incredibile numero di imprese e vittorie è molto difficile limitare a 5 il numero di idoli. Facendo uno sforzo sovrumano, scelgo i 5 più importanti anche se mi costa non sai quanto lasciarne fuori alcuni, lo capirai.

Fernando Morena è il massimo goleador del campionato uruguaiano e il secondo di sempre di Coppa Libertadores. Ha fato 334 gol da professionista fra tornei ufficiali quindi di campionato, coppe nazionali e internazionali e a cui ha partecipato la Nazionale uruguaiana. Includendo anche gli incontri non ufficiali e amichevoli è arrivato al numero mostruoso di 667. Campione dell’Uruguay, del Sud America e del mondo col Peñarol.

Nestor Goncalvez: ha giocato nel club per 14 anni ed è soprannominato ‘capitano dei capitani’. E’ stato un assoluto vincente e fece parte dell’età dorata del nostro club. Si è laureato campione di Libertadores nel 1960, ’61 e ’66, e anche campione del mondo nel ’61 e ’66 sconfiggendo nell’ultima occasione il fortissimo Real Madrid. E’ stato un elemento imprescindibile degli anni Sessanta.

José Piendibene: ha segnato un’epoca nella prima parte del XX secolo. E’ stato nel Peñarol per vent’anni, dal 1908 al ’28. Ha giocato 506 partite segnando 353 reti fino al giorno del suo ritiro nel 1928 appunto. Ad oggi detiene il record di presenze nel clásico con 62 incontri e 26 gol. E’ il maggior goleador nel clásico dell’era dilettantistica. Era soprannominato ‘Maestro’.

Juan Alberto Schiaffino: è stato nominato dalla IFFHS (International Federation of Football History and Statistics, ndr) miglior giocatore uruguaiano di sempre, ma anche uno dei migliori al mondo del secolo XX. Fu protagonista assoluto del famoso ‘clásico de la fuga’ e faceva parte della linea d’attacco dell’Uruguay nel Maracanazo del 1950.

Alberto Spencer: goleador letale soprannominato ‘Cabeza Mágica’ (Testa Magica), è nato in Ecuador. E’ il massimo realizzatore nella storia della Libertadores con 54 gol di cui 48 col Peñarol, e secondo dell’Intercontinentale (con 6 reti, a una sola da Pelé).

Ti ho nominato 5 giocatori importanti però, ripeto, sono pochi. Ce ne sono tantissimi che sono rimasti fuori!!!

Come si pone il tifoso tipico Manya riguardo la Nazionale? La segue con incrollabile fedeltà o dipende de chi ci gioca, cioè a seconda che in una dato momento ci siano calciatori che si sono formati nel suo club piuttosto che nel classico rivale?

C’è di tutto. Ci sono quelli che sono innanzitutto tifosi del Peñarol e poi dell’Uruguay, abbondano, siamo tanti, e se ci toccasse scegliere preferiremmo veder vincere il Peñarol piuttosto che l’Uruguay. Se devi mettere da parte dei soldi per un biglietto e ci sono due partite, li usi per andare a vedere il Peñarol prima che l’Uruguay.
Poi ci sono quelli che considerano club e Nazionale alla pari, ed è una posizione rispettabile. Vanno allo stadio a vederli entrambi e fra loro c’è anche chi è più tifoso dell’Uruguay o che comunque a questo dà la precedenza sostenendo che rappresenta il paese. Per quanto mi riguarda, nonostante sia cresciuto coi nostri rivali Suárez è rispettato dalla maggior parte dei tifosi del Peñarol anche se ci sono altri casi come per esempio quello di Abreu in cui facciamo più fatica. I tifosi del Peñarol non sono tutti uguali, ce ne sono di più radicali e di più aperti.

Last but not least… sulla bandiera del Peñarol campeggiano le undici stelle che rappresentano i giocatori che scendono in campo per difendere i colori chiunque essi siano. Il tuo ‘unidici’ di tutti i tempi?

Accidenti, altra buona ma complicata domanda. Non so se siano stati i migliori, ma io direi:

Ladislao Mazurkiewircz
Victor Diogo
Walter Olivera
William Martinez
Pablo Forlan
Obdulio Varela
Nestor Goncalves
Pedro Rocha
Pablo Bengoechea
Fernando Morena
Alberto Spencer

Grazie, Rodrigo!

About andreaciprandi

Mi chiamo Andrea A. Ciprandi e sono italiano. Nel corso degli anni ho seguito sia il calcio inglese che quello sudamericano, mentre ultimamente mi sto dedicando in particolare a quello argentino promuovendo iniziative divulgative a riguardo. Faccio parte del Departamento de Relaciones Internacionales del Racing Club di Avellaneda. Fra le collaborazioni più recenti, quella con il Club Atlético Boca Juniors e i Revisionistas Históricos del Fútbol Argentino, gruppo di ricercatori che si dedica fra l'altro alla corretta compilazione delle statistiche del calcio locale a partire da quelle dipendenti dall'equiparazione dei titoli del dilettantismo a quelli del professionismo (riconosciuta dall'AFA ma per lungo tempo negata dalla gran parte dei mezzi d'informazione e di conseguenza anche degli appassionati). In passato ho ideato, inaugurato e curato per alcuni anni il blog italiano di Riverplate.com, sito argentino fra i più popolari del Sud America. Sono titolare di RACINGCLUBITALIA.WORDPRESS.COM e CARBOLSO.WORDPRESS.COM, i primi siti interamente in italiano dedicati rispettivamente al Racing Club di Avellaneda e alla storia di Nacional e Peñarol, di PILLOLEARGENTINE.WORDPRESS.COM che invece fra il 2013 e il 2017 ha offerto notizie in breve e approfondimenti storici sul calcio argentino, e di ANDREACIPRANDI.WORDPRESS.COM in cui invece fino al 2016 ho raccolto tutti i miei articoli con la sola eccezione di quelli di Pillole Argentine, Racing Italia e Carbolso per cui prevedevo una semplice selezione. Calciostruzzo e Calciotradotto (da cui Calciomercato.com ha attinto alcuni articoli) sono stati invece i miei primi spazi personali online. Ho scritto inoltre su Gianlucarossi.it occupandomi prevalentemente di calcio internazionale e FC Inter News per le notizie dall'Argentina. Sempre in passato ho scritto anche per Toro News, Vavel.com di Madrid, Canal Fluminense e Comunità Italiana di Rio de Janeiro, World Striker di New York, la free-press San Siro Calcio, Sportmain.it, Magic Football, Calcioargentino.com e Giornalismo2012. Infine ho commentato il calcio estero per Radio Sportiva e saltuariamente intervengo su Telelombardia/Antenna3 per parlare di quello argentino. Se desiderate contattarmi, fatelo scrivendomi ad andrea.ciprandi@gmail.com o su Twitter @andreaciprandi. Vi risponderò con piacere.
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