Il confronto fra Peñarol e Nacional del 9 ottobre 1949 non si concluse per il rifiuto dei giocatori tricolores di tornare in campo dopo l’intervallo.
Reduce dalla conquista del sesto Campeonato Competencia degli undici che avrebbe vinto nella sua storia, e forte di una squadra passata alla storia come La Máquina del ’49 per via della sua forza, il Peñarol aveva la possibilità di aggiudicarsi anche il Campeonato Uruguayo ma per farlo avrebbe dovuto superare i rivali di sempre.
Sul campo del Centenario, con gli spalti gremiti e sotto una pioggia battente, il primo tempo faceva preludere all’impresa: in vantaggio per 2-0 anche grazie al primo gol di Ghiggia nel clásico, con l’altra marcatura a firma invece di Vidal, l’arbitro decretò la fine della frazione mentre Schiaffino si stava involando verso la porta.
Se per il Manya c’era dunque da protestare per quel fischio frettoloso, il Bolso evidentemente si sentiva penalizzato dalla doppia espulsione patita in occasione del rigore valso lo 0-2. Una serie di proteste sfociate anche in spintoni che non risparmiarono neppure il giudice di gara Bochetti al che fu prima sanzionato e poi trasformato, costarono infatti il rosso a Tejera e Gómez.
Quando già gli uomini del Carbonero erano rientrati in campo per disputare il secondo tempo e la terna arbitrale era schierata, quindi, s’iniziò a presagire che qualcosa di clamoroso stava per accadere. Di fatto, passarono i minuti e dei nove giocatori del Nacional che avrebbero potuto (e dovuto) continuare l’incontro nemmeno l’ombra. Risultato: la vittoria fu chiaramente assegnata agli avversari e quella sfida passò comprensibilmente alla storia come el Clásico de la Fuga benché i tricolores preferiscano definirlo come quello del Robo del Juez ovvero del furto operato dall’arbitro.
La soddisfazione aurinegra per la conquista dell’ennesimo titolo oltretutto in virtù proprio di una successo sui cugini risultò frustrata. Quel giorno, comunque si sia giudicato l’operato dell’arbitro, il sentimento sportivo rimase irrimediabilmente offeso, come sottolineò anche la stampa con commenti per esempio su El Día e La Plata che condannarono l’atteggiamento bolso da cui si evinceva un malsano rifiuto della sconfitta. Rammarico espresse però innanzitutto il Peñarol attraverso un comunicato con cui faceva emergere la sorpresa per l’accaduto riconoscendo storicamente cavallereschi i rivali.
Il delegato del Nacional provò a giustificare l’abbandono facendo riferimento allo sconforto dei giocatori e alla supposta mancanza delle necessarie garanzie (arbitrali, ça va sans dire). Fatto sta che per come stavano andando le cose in campo, in linea con le recenti prestazioni degli avversari che negli ultimi due tornei disputati avevano avuto una media gol rispettivamente di quasi 4 e 5 a partita, non stona ipotizzare che il Nacional non volesse correre il rischio di veder eguagliare nel migliore dei casi il 6-0 a suo favore del 1941 – che forse anche in virtù di quell’abbandono resta ancora oggi l’affermazione più netta mai verificatasi in un clásico.